Fabian Albertini
Linee
9 marzo 2019
a cura di Domenico Maria Papa
La fotografia è un’invenzione moderna. Nasce agli inizi dell’Ottocento, ma la sua diffusione segue l’evoluzione delle tecnologie dell’immagine che alla modernità restituiscono una fisionomia. Fabian Albertini è un’artista poliedrica che lavora sul tema dell’immagine, a partire dalla fotografia, approfondendone la consistenza, nel dialogo tra osservatore e immagine. Da un lato, infatti, l’artista indaga il soggetto che vede e osserva quanto del mondo restituisce l’immagine. Dall’altro, osserva il mondo che si offre allo sguardo, nel riflesso di un’immagine.
Nell’assottigliarsi della materia dell’immagine, nel farsi questa sempre più evanescente, Albertini analizza i processi percettivi che ne sono alla base e lo fa con grande eleganza. Per esempio, nella serie delle Light Perceptions, dove mette in scena superfici metalliche tridimensionali attraverso piani bidimensionali luminescenti, oppure nella serie Risveglio, dove la veduta di un panorama essenziale viene interrotta e costretta a riconfigurarsi per integrare delle superfici specchianti. Nel progetto per lo spazio Nuvole Arte, Albertini riprende un tema caratterizzante la sua ricerca: presenta alcune vedute nelle quali si innesta il segno astratto di una linea.
Albertini, rimarca visivamente uno scarto, quello appunto tra geometria dell’idea, il concetto e la consistenza dell’immagine, la sua dimensione naturale.
Il tema del supporto greve in opposizione alla levità della luce, alla pura definizione mentale dell’immagine ritorna in un altro percorso di ricerca, quello del Bianco deserto, con fotografie che si adattano alla superficie materica della pietra e del cemento.
Fabian Albertin ha svolto una lunga residenza in Brasile, interessandosi dei mutamenti naturali e della foresta amazzonica. Spesso torna nei luoghi ai quali la porta la doppia domanda del destino dell’uomo e delle sue immagini. La serie di lavori, sviluppati in collaborazione con Juliana Curvellano, nel corso della Labverde Artist Residence in Amazonia, portano il titolo X. Si tratta di fotografie che mettono in campo, ancora una volta, costruzioni astratte e registrazioni di percezioni spesso inconsapevole. In altri termini, fatto naturale e prodotto culturale, per opposizione e compenetrazione. X è, infatti, incrocio, connessione, ma anche il segno dell’elisione, della rinuncia, del rifiuto. Ambivalente è il titolo come lo è il nostro atteggiamento di fronte alle urgenze del nostro tempo, per le quali chiediamo ancora a immagini prive di consistenza di assolvere il loro compito. Di ricordarci quanto poco tempo rimanga prima dell’irrimediabile perdita.
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